Gio Loves India

Cammino di Santiago (1parte)

Consigli pratici e riflessioni su uno dei più famosi e importanti pellegrinaggi del cristianesimo fatto con le gambe di un pingue quasi sessantenne e con il cuore di un ateo. Quando Giò si è messa a scrivere dei nostri viaggi devo confessare che la cosa mi ha “rosicato” un po’ e quindi, appena mi ha chiesto di scrivere qulcosa anch’io non ci ho messo più di un nanosecondo per accettare.  Non è stato, per me, nemmeno un problema di scegliere quale viaggio fra i tanti belli che abbiamo fatto, in quanto per me il Cammino di Santiago è stato il viaggio . Chiedo scusa per la qualità delle immagini, che nel passaggio dalle diapositive hanno perso moltissimo. Con un po’ di calma mi prometto di tentare di migliorarle. Buona lettura Cap. I. i primi approcci    “Ogni grande viaggio comincia sempre con un piccolo passo“ Foto 1.  Il desiderio di percorrere il Camino è nato tanti anni fa nei primi anni ’90, quando non era ancora esploso il boom, leggendo un articolo su un giornale turistico  nel quale si descriveva il viaggio fatto da alcuni ragazzi in mountain bike lungo il percorso attraverso tutta la Spagna fino a Santiago di Compostela. Pur essendo molto stringato in esso erano descritti dei luoghi sperduti e rimasti tali e quali da centinaia se non da migliaia di anni. Per un appassionato di storia, soprattutto medioevale, quell’articolo è diventato uno stimolo irresistibile, che senza coinvolgere il contesto religioso o fideistico, è diventato sempre più intenso fino a costringermi a programmare il mio primo approccio al “Camino”. Così, molti anni fa, approfittando delle vacanze pasquali, ho caricato mia moglie Giò, i miei figli Matteo e Paolo sulla mia potente Audi,  ho attaccato la roulotte e sono partito. Evidentemente Santiago non era molto entusiasta della mia scelta, tanto che il viaggio è durato circa 100 Km. quando ho fuso il cambio automatico in una nuvola di olio bruciato.  C’è voluto un anno prima di riuscire a trovare il tempo per ricominciare. Così, nelle vacanze dell’anno successivo, ho deciso di riprovarci. Questa volta senza figli ma con una coppia di amici che si sono aggregati dopo che mi hanno sorpreso a fotocopiare una cartina stradale e l’elenco dei “Paradores”.  E’ necessaria una piccola divagazione per quanto riguarda i “Paradores de turismo”; essi sono hotel di prestigio, gestiti dallo stato spagnolo e collocati in edifici di rilevanza storica magnificamente restaurati. Ne esistono circa 100 in tutta la Spagna (vedi il loro sito). Lungo il Camino ve ne erano 3; ora 4. Avevo programmato le tappe in modo da fermarci ogni sera in uno diverso, dopo le prime 2  tappe di avvicinamento  in Francia. Ciò è già indicativo dello spirito con cui ho affrontato il viaggio : non pellegrinaggio o sofferenza , ma turismo, cultura e un pizzico di curiosità.  Dopo Nizza, la seconda tappa è stata a Biarritz. E’ stata molto lunga, con sosta a Lourdes per toccare con mano ciò che rappresenta per un credente la fede ma anche rendersi conto del mercimonio che di essa se ne fa: strade intere di negozietti che vendono paccottiglia varia comprese bottiglie, statue e taniche piene di acqua; (a questo proposito è utile leggere cosa dice la guida Routard a proposito di questa fonte), candele di tutte le dimensioni e di tutti i prezzi, come se chi più paga più ha probabilità di ottenere un miracolo (molto democratico), stampelle appese alla roccia (qualcuno ha fatto notare però che non vi è appesa neanche una gamba di legno). Santiago è un pò più serio: per chi ci crede, si va non tanto per chiedere una guarigione o per un interesse personale, ma principalmente per ringraziare. Non vi è acqua benedetta nè ceri miracolosi, ma solo il piacere di contemplare la tomba dell’apostolo e ringraziare per aver avuto la forza per arrivarci. Senza contare il fatto che Il pellegrinaggio a Santiago dura da più di mille anni e non da un centinaio appena. Come dicevo la seconda tappa è stata Biarritz. Nel pomeriggio abbimo visitato San Sebastian e cenato nel centro storico. Pesce buonissimo e, per la prima volta abbiamo assaggiato i “pimientos rellenos” : peperoni allungati e ripieni di merluzzo. Siamo tornati tardi alla sera a Biarriz e abbiamo alloggiato in un hotel di una catena abbastanza economica che si chiama Campanile. Stanchi e al pensiero che l’indomani si sarebbe dovuto affrontare la lunga tappa di attraversamento dei Pirenei al passo di Roncisvalle, siamo andati a letto subito. L’indomani mattina il commento è stato unanime “Abbiamo dormito benissimo, c’era un silenzio di tomba”. Il motivo di questo silenzio è stato chiaro quando siamo usciti dalla camera :  il balcone si affacciava direttamente su un camposanto! Una volta scesi al posteggio ecco il primo segnale negativo: il tetto della macchina era ricoperto da un leggerissimo strato di ghiaccio. I commenti sono stati i più banali; ma cosa vuoi che sia; siamo in riva all’oceano; è solo l’umidità , ecc. l Così cominciamo ad arrampicarci sulle prime pendici dei Pirenei. Man mano che si saliva  la cosiddetta “umidità” si infittiva sempre più. Mia domanda all’amico che guidava: ” hai portato le catene ?”- Risposta “ma non dire cazz…. , siamo a Pasqua !!”. Con fatica sempre più crescente la macchina arranca in mezzo alla neve. Non c’è nessuno !. C’e l’abbiamo quasi fatta, mancano pochi tornanti al mitico passo di Roncisvalle ed ecco che appare il solito “cretino” che si è bloccato con un camper nel bel mezzo di un tornante. Ci proviamo in tutte le maniere a sbloccarlo aiutati da pochi sopravvenuti ma non c’è niente da fare. Non ci resta che girare la macchina e ridiscendere! Alla sera abbiamo prenotato al Parador di Santo Domingo della calzada che è lontanissimo, dobbiamo arrivare al mare, entrare in Spagna da lì e risalire fino a Pamplona per poi finalmente incontrare l’agognato Camino e percorrerne il primo tratto fino a Santo Domingo. Santiago ancora non ci è molto amico !. A Puente de la Reina egli ci